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FRANZ KAFKA

 

 

Franz Kafka, di lingua tedesca e di origine ebraica nasce a Vienna nel 1883 e muore a Kierling (Vienna) nel 1924. Dopo che la costituzione austriaca del 1867 ebbe conferito agli ebrei parità giuridica, il padre di Kafka, che parlava jiddish e ceco, era passato dal villaggio di Wossek, nella Boemia meridionale, a Praga, e qui aveva sposato Julie Lowy, nata a Podebrady, ebrea a sua volta, di famiglia borghese e di lingua tedesca. Primo di sei figli, Franz nacque quando la situazione economica del padre, il quale possedeva un emporio di articoli di moda, era solida; unico maschio, ricevette una buona educazione frequentando scuole tedesche della capitale ed entrando a far parte di una minoranza che nel 1918, quando Kafka, in occasione di un censimento, si dichiarò appartenente alla "nazione ebraica", finì col ridursi ad un'entità irrilevante. Tali elementi etnico-sociali sono necessari per una prima collocazione di Kafka nella letteratura europea del Novecento: gli aspetti anomali di un'attività che, richiamandosi ad una nozione assoluta di poesia (poco importa che egli abbia scritto soltanto in prosa), si presenta di compattezza e coerenza eccezionali presuppongono un numero di dati storici che hanno certamente avuto forte potere caratterizzante. Dottore in legge nel 1906, dopo un anno e mezzo di pratica legale, nel 1907 Kafka entra, come impiegato, nell'agenzia praghese delle Assicurazioni Generali di Trieste, per passare, nell'estate del 1908, all'Istituto delle assicurazioni contro gli infortuni dei lavoratori del regno di Boemia. In tale sede compie una carriera di funzionario coscienzioso e apprezzato, che chiude nel 1922 con richiesta di pensionamento, quando la tubercolosi, manifestatasi nel 1917, irrompe in tutta la sua gravità: muore infatti nell'estate del 1924, poco più che quarantenne, in una clinica nei pressi di Vienna. La sua vita, tranne brevi viaggi il più delle volte compiuti per salute, si svolge a Praga, nella casa paterna; nonostante due fidanzamenti rimane scapolo. Insofferente di legami familiari, ma non forte abbastanza per rinunciarvi; costretto in una città che sente angusta, ma incapace di lasciarla; privo di radici sul terreno sociale e su quello religioso, Kafka compie esperienze decisive nel mondo del lavoro, con cui la professione lo tiene in contatto quotidiano, ricavando da esso, come mostrano i rapporti redatti per il suo Istituto, motivi e figurazioni: quelli di istanze invisibili al vertice di gerarchie illimitate, dell'individuo in balia di leggi che ignora, degli arbitri di una burocrazia pigra e potente. Non estraneo in gioventù a circoli anarchici e socialisti, dal 1917 in avanti s'interessa sempre più alla questione ebraica, seguendo i progressi del sionismo (movimento politico che si proponeva di ricondurre gli ebrei nell'antica patria palestinese) e considerando la possibilità di trasferirsi in Palestina.

Legato da amicizia, all'università, con coetanei introdotti in ambienti letterari, tra cui ricordiamo M. Brod, Kafka inizia presto a scrivere, cercando di conciliare lavoro professionale ed attività letteraria; labile di nervi, fragile di salute, vive l'esistenza di impiegato scrittore in un conflitto spesso esasperato. La sua prima pubblicazione su rivista è del 1908: otto brevi prose che insieme ad altre dieci assumono il titolo di Meditazione. Insieme con due lunghi frammenti apparsi postumi e risalenti al primo periodo, Descrizione di una battaglia e Preparativi per le nozze in campagna, la raccolta di prose liriche può considerarsi il nucleo intorno al quale, nel corso di poco più di un decennio, si sviluppa un rizoma (fusto sotterraneo simile a radice): elementi omo- ed eterogenei saldamente connessi, che crescono non secondo piani verticali ed orizzontali, ma diagonalmente, in ogni direzione. A queste immagini preferiamo riferirci per la descrizione del lascito di un autore che nega la nozione di letteratura nel momento in cui la esalta, quando la identifica con l'atto elementare dello scrivere. Ne deriva che non solo inutile ma dannoso può rivelarsi il costringere tale formazione organica entro schemi, di qualunque natura essi siano: l'enorme quantità di frammenti di cui essa consiste (in realtà, nel caso di Kafka, è improprio parlare di frammenti), in forma di romanzi, racconti, novelle, poemetti, note di diario e lettere, appartiene ad una sostanza che conserva la sua specificità attraverso le forme che assume ed i passaggi che tenta. Scrittore incondizionato, Kafka è anche incondizionabile. I sette volumi che pubblicò, curandoli di persona - la citata Meditazione (1913), Il fuochista (1913), La metamorfosi (1915), La condanna (1916), Nella colonia penale (1919), Un medico in campagna (1919-20) ed Un digiunatore (1924) - rappresentano una piccola percentuale di quello che, sfuggito a distruzioni di manoscritti da lui compiute, ad incuria di corrispondenti, a persecuzioni politiche, è stato pubblicato postumo grazie all'interessamento ed all'abnegazione dell'amico Brod, che non tenne conto delle disposizioni testamentarie dell'amico, secondo le quali avrebbe dovuto distruggere tutti gli scritti da lui lasciati. Essi sono importanti come punti di riferimento, in quanto denotano momenti di euforia creativa; sono esemplari per situazioni, figurazioni e movimenti; e sono preziosi per l'esame che consentono del lavoro dello scrittore, delle sue esigenze stilistiche: essi possono considerarsi la parte emergente di un'opera che si sottrae a tracciati e recinzioni. Quando, in luogo dell'edizione attualmente disponibile degli scritti di Kafka si disporrà di un'edizione in cui tutti i materiali siano collocati cronologicamente, così da accedervi in ogni momento da qualsiasi punto, si vanificherà anche gran parte della letteratura cresciuta in modo surrettizio su di essa, tanto da coprirla e farla, in più di un caso, scomparire. La lettura resa così possibile darà ai tre tentativi di romanzo il senso che loro compete tra i frammenti che li circondano, le lettere che li anticipano, sviluppano e commentano, i racconti e gli abbozzi che ne variano temi e figure. Pubblicati postumi, rispettivamente nel 1927, nel 1925 e nel 1926, America, Il processo ed Il castello sono le stazioni principali di una ricerca fatta unica ragione di vita ed identificata con la letteratura. Se in America sono perseguite esigenze formali sull'esempio di Flaubert e Dickens, che rendono l'epos singolarmente diverso da altre prove di Kafka, quasi un tributo al realismo, sentito soprattutto come esigenza morale, occorre tenere presente che il motivo del giovane abbandonato a se stesso, incapace di superare gli ostacoli che forze negative frappongono fra lui e qualsiasi forma di salvezza, è saggiato e variato in altri scritti anche dello stesso periodo e ripreso, con determinazione disperata, in due successive narrazioni di grande respiro. In America Kafka, scrittore di fantasia, fa uso costante dell'immaginazione, usando come supporto relazioni di viaggio contemporanee: modo a lui non congeniale, che rende necessaria una lettura in trasparenza e l'impiego di filtri. Sia per Il processo che per Il castello valgono esteriormente unità di luogo e di tempo; teatro del primo è la Praga storica, del secondo un maniero campagnolo, forse quello del villaggio paterno di Wossek, che Kafka conosceva dall'infanzia; un anno dura l'azione de Il processo, pochi giorni quella de Il castello, al momento in cui il racconto s'interrompe. Nell'ambito di queste due categorie sottoposte a processi di contrazione e dilatazione che ne richiamano altri, usati da artisti figurativi di quel periodo; nel rifiuto della psicologia e nell'impiego di tecniche che Kafka aveva assimilato da attori jiddish, conosciuti tra il 1910 ed il 1912, l'azione vera e propria appare di scarso rilievo. I due epos della solitudine, della colpa, della verità degradata, dell'impurità, si direbbe che procedano solo regredendo, che crescano su se stessi per sottrazione, esaurendo ogni possibilità di sviluppo nel momento in cui si spiegano: come in cerimonie di scongiuro, più che d'assoluzione o di condanna, una liturgia enigmatica, interminabile, intessuta di elementi talmudici (la parola deriva da Talmud che è il complesso delle dottrine e degli insegnamenti postbiblici ebraici raccolti per iscritto verso il V secolo), sostanzia le due narrazioni ed al tempo stesso le vanifica.

 

Il processo
America o il disperso
Il castello
Diari
Lettere a Milena
Blumfeld, un vecchio scapolo
Tutti i racconti
Lettera al padre
Relazione per un' accademia e altri racconti
La metamorfosi
Sogni
Nella colonia penale e altri racconti
Punizioni-La condanna-La metamorfosi-Nella colonia penale
Meditazione
Frammenti e scritti vari
Il silenzio delle sirene. Scritti e frammenti postumi (1917-1924)
Il messaggio dell'imperatore ; Kafka Franz L. 23.000
Nella colonia penale
Il fochista
Indagini di un cane
Romanzi


 

LA METAMORFOSI

 

 

Un mattino, Gregor Samsa, commesso viaggiatore e unico sostegno economico della famiglia, si sveglia con una strana sensazione addosso e si accorge di essersi trasformato in un enorme scarafaggio. Per sfuggire alla ripugnanza dei suoi familiari – i genitori e la sorella Grete – Gregor si rinchiude nella sua stanza e, per sopravvivere, si nutre degli avanzi di cibo che gli porta la sorella. Con il passare dei mesi si abitua alla sua nuova condizione, sforzandosi di disturbare il meno possibile la vita della famiglia, che intanto si riorganizza senza di lui e, per guadagnare qualcosa, prende in casa dei pensionanti. Ma presto la coabitazione diventa impossibile. Una sera, attirato dal suono del violino della sorella, Gregor esce dalla sua camera, ma uno dei pensionanti, inorridito, lo vede: succede un inferno; il padre gli scaglia contro una mela e lo ferisce. Poco tempo dopo Gregor viene trovato morto nella sua stanza. La vecchia cameriera getterà nella spazzatura l'ingombrante cadavere.



Tra assurdo e realismo


Il racconto colpisce subito per la singolarità della vicenda, ma l'irruzione dello straordinario nella vita quotidiana della famiglia si perde ben presto nella banalità ripetitiva dell'universo domestico. Nella storia si intrecciano diversi registri narrativi: il fantastico e il
realismo borghese (per l'ambientazione nel mondo della piccola borghesia), il racconto onirico e il naturalismo (per la precisione da entomologo con la quale è descritta la trasformazione di Gregor in insetto). In particolare, è il contrasto tra l'assurdità della vicenda e la minuziosa descrizione dei dettagli realistici – una costante nella narrativa di Kafka – a produrre un effetto inquietante e grottesco, impregnato di humour nero.


Il conflitto tra padre e figlio


Il protagonista della Metamorfosi è un impiegato sottomesso e, insieme, è un figlio schiacciato dalla responsabilità di saldare i debiti della famiglia dopo il fallimento del commercio paterno. La volontaria reclusione di Gregor nella sua stanza può essere interpretata, al pari del suicidio di Georges Bendemann ne Il verdetto (uno dei primi racconti di Kafka), come un atto di affrancamento dall'autorità paterna. Allo stesso tempo la metamorfosi del figlio – che suo malgrado aveva usurpato il ruolo economico di capofamiglia – stimola quella del padre, che ritrova un lavoro e si prende così la rivincita sul figlio, al quale, infine, infligge una ferita che risulterà mortale. Tuttavia Gregor non morirà se non quando tutta la famiglia avrà acconsentito alla sua esclusione. Fattosi carico dei debiti e delle colpe dei suoi, Gregor ne è diventato il capro espiatorio: la sua morte è per tutti una liberazione. A conclusione del racconto i familiari escono di casa per una passeggiata e ricominciano a fare progetti per il futuro.


Ritratto dell'artista da solo


l testo si presta comunque a diverse interpretazioni. La trasformazione di Gregor in insetto non è solo un'incomprensibile tragedia, ma paradossalmente conduce il personaggio alla liberazione: lo libera da un lavoro che lo avviliva, da doveri familiari che lo schiacciavano; fa emergere in lui un rapporto inedito con il suo corpo, risveglia una sensualità a lungo censurata, non senza risvolti incestuosi. D'altro canto, Gregor appare come l'immagine di una inafferrabile e intollerabile diversità, dove si potrebbe anche intravvedere l'autoritratto dell'autore. Qui, come in altre opere di Kafka, domina il motivo dell'incomprensibile e irreparabile solitudine dell'uomo, del suo desiderio, inesorabilmente frustrato, di comunicare con gli altri. Gregor dunque sembra non avere scelta tra l'annullamento di se stesso a favore della collettività e la pigra solitudine del parassita che si nutre di rifiuti. Lo sguardo grottesco e insieme pietoso con il quale l'autore osserva il suo personaggio rientra nei canoni narrativi dell'
espressionismo, ma è carico anche di quell'angoscia esistenziale tipica dell'opera di Kakfa.

 


Musica midi su tema di Felix Mendelssohn

 

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